Mobile Megawatt Charging System: le batterie mettono le ruote

Presentato in occasione di Bauma 2025 “Mobile Megawatt Charging System”, una power station semovente da 295 chilowattora di capacità in grado di assecondare le necessità di ricarica all’interno di cantieri ad alta elettrificazione. E’ stata sviluppata da Komatsu in collaborazione con Dimaag

Nei cuori pulsanti dei cantieri del futuro, dove ogni escavatore lavora silenziosamente grazie all’elettrificazione, si aggirerà un nuovo protagonista. Un gigantesco pacco batterie mobile, pronto a ricaricare le macchine elettriche esauste. Si chiama “Mobile Megawatt Charging System”, ed è un supercharger da un megawatt, ma scalabile fino a 6, montato su ruote. Una sorta di carro armato pacioso imbottito di batterie, 295 chilowattora, progettato per riattivare macchine industriali full electric alimentate mediante batterie. Le stesse che per la Legge di Murphy si scaricheranno sul più bello del lavoro inculcando nei rispettivi operatori le stesse ansie da ricarica che oggi assillano molti automobilisti passati al full electric.

Il fatto che escavatori e pale gommate elettriche si fermino molto prima di quanto non lo faccia uno smartphone é in effetti un problema e l’idea di rendere mobili gli accumulatori si è inserita fra le possibili soluzioni in studio per superarlo.

Da qui una sorta di Frankenstein energetico firmato Komatsu-Dimaag, con la seconda che risulta essere un’azienda californiana, il cui nome rievoca il rumore che fa il cervello quando sbatte contro il muro della logica cercando di spiegare a un cliente perché si devono mettere le ruote a una batteria invece di costruire una rete di ricarica decente utilizzando un generatore di potenza alimentato da un motore termico. Battute a parte, è indubbio che le due realtà industriali hanno fatto le cose in grande. Capacità di erogazione fino a mille e 500 ampere di corrente, tensioni fino a mille volt, raffreddamento attivo, trazione integrale, quattro ruote sterzanti e 296 chilowattora di capacità.

Il tutto concentrato in tre metri e 70 centimetri di lunghezza, un metro e mezzo di larghezza e poco meno di altezza, lo spazio di una roulotte compatta o di un container basso, ma senza il fascino del campeggio né l’utilità di un cargo, per una massa di 50 quintali. Cinque tonnellate di pura energia che possono servire per ricaricare un escavatore elettrico Komatsu tipo “Pc138E-11”, quello presentato a Bauma 2025. E

’ una macchina da 13 tonnellate equipaggiata con una batteria quasi identica in termini di capacità a “Mobile Megawatt Charging System” che promette “diverse ore” di autonomia. Senza però specificare quante. Come vendere una macchina spiegando all’acquirente che il pieno dura “un po’”. Fatti due conti accade che con cinque tonnellate di diesel, circa sei mila litri di gasolio, si possa far lavorare un escavatore tradizionale da 13 tonnellate per oltre 300 ore. Circa due mesi a turno unico di otto ore al giorno.

Con la stessa massa di batterie si arriva a stento a superare la mezza giornata lavorando gravati dalla succitata ansia, stato d’animo che il blocco di ioni ambulante targato Komatsu-Dimaag farebbe superare grazie a un sistema di trazione integrato da 208 chilowatt di potenza, 279 cavalli, e da due mila 180 newtonmetro di coppia in grado di assicurare una velocità 35 chilometri/ora.

Di fatto un sistema di trazione degno di un camion da cava, ma che serve solo a portare una batteria da un punto A a un punto B con la grazia di un pachiderma telecomandato e senza fretta, visto che con cinque tonnellate a bordo non si può pretendere l’agilità di una citycar e, soprattutto, perché se ci si muove troppo velocemente si scaricano le batterie e quindi ci vuole un altro “Mobile Megawatt Charging System ” per ricaricare quello che stava andando a ricaricare. In pratica si è alle prese con un’infrastruttura mobile che consuma più energia per muoversi che per servire, in una spirale di secondarie assurdità alimentate dal sacro dogma dell’elettrificazione ad ogni costo.

Ma c’è una soluzione, c’è sempre una soluzione. Basta installare in un angolo nascosto del cantiere un bel generatore fisso azionato mediante un classico diesel ed ecco che diventa possibile caricare il caricatore che ricarica l’escavatore elettrico. Certamente si brucerà un po’ di gasolio, ma lontano dagli occhi e quindi anche lontano dal cuore, come cantava Sergio Endrigo nel 1969. Installare un motore endotermico direttamente sulla macchina forse sarebbe stato più semplice, ma in un’epoca in cui l’elettrificazione è la parola d’ordine, “Mobile Megawatt Charging System” rappresenta l’ennesimo tentativo per portare la sostenibilità anche là dove non ha ragione di essere, come accade nelle cave e nel movimento terra.

Title: Dimaag Mobile Megawatt Charging System: le batterie mettono le ruote

Autore: Redazione

Related posts